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Dopo aver omaggiato il genio di Woody Allen, il Circuito D’Autore di Apulia Film Commission sceglie di indagare un altro grande artista del Novecento e lo fa con la rassegna “Roman Polanski: dio del massacro”, strutturata con la stessa formula usata per Allen. Stavolta il documentario protagonista è “Roman Polanski: a film memoir” di Laurent Bouzereau che viene proiettato, a partire da venerdì 19 fino a giovedì 25 ottobre (escluso il martedì 23), presso la sala Il Piccolo di Santo Spirito.
La formula sperimentata per l’autore newyorkese, sarà replicata nella nuova proposta: ogni sera quindi sarà proiettato prima (alle 19.30) il documentario e poi (alle 21) un titolo di Polanski, scelto fra quelli che hanno reso grande l’autore. “Si tratta di una scelta dettata da un preciso obiettivo artistico” spiega Angelo Ceglie, “quello di far conoscere alle nuove generazioni autori affermati del cinema contemporaneo, abbinando l’aspetto documentario a quello legato alle loro produzioni. L’operazione Polanski, come quella Allen, si va a iscrivere in un progetto che vedrà D’Autore dedicarsi ciclicamente ad alcuni dei maggiori autori del cinema del Novecento. Vogliamo che il nostro pubblico si possa in qualche modo affezionare alle storie artistiche e umane degli autori scelti”. Il documentario di Bouzereau è nato in un momento estremamente delicato per il regista polacco: Roman Polanski si trovava agli arresti domiciliari dopo l’arresto avvenuto nel momento in cui stava per ricevere un premio alla carriera al festival di Zurigo. Accetta così di farsi intervistare dall’amico di lunga data Andrew Braunsberg (anche suo produttore per alcuni film). Si comincia parlando della reazione all’improvvisa incarcerazione per poi dare ampio spazio alla rievocazione dell’infanzia del regista. È qui che un Polanski spesso considerato come freddo e scostante rivela, per la prima volta in modo così approfondito, come il suo fare cinema e le tematiche che affronta (al di là di quelle evidenti de Il pianista) traggano origine dalla vita di quel bambino ebreo i cui genitori, sbagliando, rientrarono in Polonia da Parigi poco prima che il conflitto iniziasse. La narrazione prosegue e i ricordi si fanno più dolorosi quando Polanski racconta della deportazione della madre ad Auschwitz o della ricomparsa del padre dopo una lunga assenza (prima di essere a sua volta deportato a Mauthausen). Gli appassionati del regista sanno bene che tutto questo si ritroverà in uno dei sui grandi film, “Il pianista” con Adrien Brody, carico di commozione e sofferenza. Così come la violenza subita nella sua vita si troverà nel recente “Carnage”, testimonianza di quanto la ferocia primitiva dell’essere umano possa riesplodere in qualsiasi momento. L’operazione di “Roman Polanski: a film memoir” è quindi qualcosa di estremamente ragionato: si racconta la vita privata del regista non per un’aneddotica fine a se stessa, ma perché questa divenga uno strumento utile allo spettatore che voglia meglio comprendere e approfondire la sua filmografia. La rassegna proposta da D’Autore proporrà, come si accennava, ogni sera alle 21 un titolo diverso: il 19 si comincia con “La morte e la fanciulla” (1995) con Sigourney Weaver e Ben Kingsley, il 20 “Chinatown” (1974) con Jack Nicholson e Faye Dunaway, il 21 “Rosemary’s baby” (1968) con John Cassavetes e Mia Farrow, il 22 “Per favore non mordetemi sul collo” (1967) con lo stesso Polanski e Sharon Tate, il 24 “Macbeth” (1972) con Jon Finch e Francesca Annis e infine il 25 “L’inquilino del terzo piano” (1976) con Polanski e Isabelle Adjani.
Biglietto unico 6 euro (valido per entrambe le proiezioni giornaliere),
info 080.533.61.31
oppure www.cinemapiccolo.it.
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